La musica manterrà giovane il cervello
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Video: I Benefici della musica per il Cervello 2024, Aprile
Anonim
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Molti di noi, essendo in età scolare, sotto la pressione dei nostri genitori, hanno studiato musica. Alcune persone tremano ancora per le loro lezioni quotidiane di violino o pianoforte. Ma in effetti, devi rallegrarti di questo e, inoltre, cercare di continuare i tuoi studi musicali se vuoi mantenere il tuo cervello giovane il più a lungo possibile.

Di norma, con l'età, una persona inizia a reagire peggio agli stimoli dall'esterno: le persone anziane hanno difficoltà a distinguere i singoli suoni tra i rumori della strada e, quando si rivolgono a loro, non possono dare immediatamente una risposta. Inoltre, in questo caso, non stiamo parlando di sordità ordinaria, ma di rallentamenti nel lavoro delle cellule nervose umane. Si ritiene che tale inibizione del processo di trasmissione ed elaborazione dei segnali da parte dei neuroni sia una conseguenza inevitabile dell'invecchiamento cerebrale. Tuttavia, i ricercatori americani della Northwestern University hanno trovato un metodo molto inaspettato per prevenire l'invecchiamento del cervello: la riproduzione di musica.

Lo studio ha coinvolto 87 volontari ben udenti che parlano inglese fin dall'infanzia. Gli scienziati hanno considerato i musicisti quelle persone che hanno iniziato a studiare musica prima dei 9 anni e hanno continuato le loro attività fino all'inizio dello studio. I "non musicisti" includevano tutti quei partecipanti che erano impegnati nella musica in una forma o nell'altra per meno di tre anni.

Si è scoperto che i musicisti adulti e anziani avevano un vantaggio significativo rispetto ai coetanei ordinari: il loro cervello funzionava più velocemente e il loro udito era migliore. In termini di riconoscimento del suono, non erano inferiori ai giovani "non musicisti".

"Questi dati ci mostrano ancora una volta come la percezione dei suoni durante la nostra vita influenzi lo sviluppo di alcune funzioni del nostro sistema nervoso", afferma uno dei partecipanti al lavoro, la neuroscienziata Nina Kraus (Nina Kraus).

Apparentemente, la musica contribuisce in qualche modo alla conservazione della plasticità dei neuroni, alla capacità di formare nuove sinapsi e previene la disintegrazione delle connessioni già formate, scrive globalscience.ru. Sebbene gli stessi autori dello studio non siano ancora del tutto sicuri che la pratica musicale abbia un impatto su qualsiasi percezione del suono. Gli scienziati notano che nei musicisti più anziani, le cellule nervose rispondono meglio a elementi specifici di suoni, che consentono di distinguere le consonanze.

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