Scienziati: la fede in Dio viene dall'insicurezza umana
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Anonim
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Uno dei dibattiti più accesi della storia umana è stato ripreso dagli scienziati americani. Secondo la nuova teoria, la religiosità è una proprietà innata di una persona. Gli scienziati non confermano o aboliscono l'esistenza di Dio, ma credono che la fede sia la via di minor resistenza.

"Il nostro cervello può facilmente creare un intero mondo di creature immaginarie - spiriti, dei e mostri, e più ci sentiamo insicuri, più è difficile resistere a questa tentazione", ha scritto il sensazionale articolo pubblicato su The New Scientist, Michael Brooks.

Secondo una delle ipotesi più diffuse, la religione è emersa come risultato della selezione naturale: i credenti si adattano meglio alla vita e, di conseguenza, trasmettono più spesso i loro geni ai discendenti. Le credenze condivise hanno aiutato i nostri antenati a vivere in gruppi affiatati, cacciare insieme, raccogliere frutti e prendersi cura dei bambini, aumentando così la loro competitività, scrive Inopressa.

Come precedentemente riportato, da un punto di vista medico, la fede in Dio ha un effetto positivo sullo stato del corpo, sebbene le credenze religiose siano ancora oggetto di accese discussioni filosofiche e sociologiche. Secondo i ricercatori americani, le visite regolari alle istituzioni religiose - almeno una volta alla settimana - riducono il rischio di morte di circa il 20%.

Tuttavia, alcuni studiosi sostengono, credere in un aldilà e in altre credenze infondate difficilmente aiuta a sopravvivere e continuare la corsa nella dura realtà. L'antropologo Scott Etren dell'Università del Michigan ei suoi collaboratori hanno proposto una versione alternativa: la religione è un effetto collaterale organico del pensiero umano.

Secondo lo scienziato, questa è una "tragedia della razionalità": una persona si rende conto di quali problemi sono possibili, inclusa la propria morte. E quando i meccanismi innati ci suggeriscono una soluzione a questo doloroso problema - le credenze religiose, afferriamo questa "chiave della nostra prigione". Ecco perché, in tempi difficili, le persone si rivolgono alla religione in massa.

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